In Omeopatia gli effetti terapeutici delle basse dosi farmacologiche (low dose therapy) sono ben noti e vengono attentamente studiati da oltre 200 anni.
ll medico tedesco Samuele Hahnemann sul finire del 1700 codificò e realizzò modelli di ricerca sperimentale testando prima dosi farmacologiche piene, poi dosaggi ridotti, poi dosaggi farmacologici pari a quelli dell’attuale low dose therapy, per poi sperimentare su “uomo sano” dosi diluite e ultra-diluite dei farmaci di partenza (omeopatia).
Tutti i dati patogenetici che derivano da questi studi, costituiscono in medicina uno specifico modello di ricerca farmacologica sperimentale, nonché la ratio della prassi clinico-terapeutica omeopatica, in correlazione con la moderna diagnostica della fisiopatologia individuale.
Per tali ragioni pubblichiamo qui di seguito questo interessante lavoro della Harvard Medical School, quale contributo ad un filone di ricerca e di pratica terapeutica ben in linea con le esperienze sperimentali e cliniche di interesse della medicina omeopatica e della SIMOH.
Harvard Women’s Health Watch
I farmaci antinfiammatori possono avere un ruolo nel rischio di cancro ovarico: Low-dose aspirin and ovarian cancer risk.
Uno studio condotto da ricercatori della Harvard T.H. Chan School of Public Health ha scoperto che l’assunzione di aspirina a basse dosi sembra ridurre regolarmente il rischio di cancro ovarico del 23%. Tuttavia, l’uso frequente, con dosaggi maggiori a lungo termine di ibuprofene (Advil), naprossene (Aleve) e altri farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) sembra aumentare il rischio.
Lo studio, pubblicato online il 4 ottobre 2018 su JAMA Oncology, ha esaminato i dati su più di 200.000 donne che hanno partecipato al Nurses’ Health Study e Nurses’ Health Study II. Tra il gruppo studiato, 1.054 donne hanno continuato a sviluppare il cancro ovarico. I ricercatori hanno poi esaminato il tipo di farmaci che le donne hanno preso regolarmente. Hanno scoperto che le donne che hanno preso almeno 10 dosi di FANS alla settimana per più anni avevano un aumentato rischio di cancro ovarico. Le donne che hanno preso regolarmente l’aspirina a basso dosaggio sembravano avere un rischio ridotto – ma lo stesso non era vero tra le donne che hanno preso un’aspirina a dose standard.
“Ciò che davvero differenziava questo studio dal lavoro precedente era che siamo stati in grado di analizzare l’aspirina a basse dosi separatamente dall’aspirina a dose standard“, ha detto Mollie Barnard, una postdoctoral all’Huntsman Cancer Institute presso l’Università dello Utah, che ha cominciato questa ricerca mentre era studente di dottorato presso la Harvard Chan School.
“I nostri risultati sottolineano che la ricerca sull’uso di aspirina e il rischio di cancro devono prendere in considerazione la dose di aspirina. I nostri risultati evidenziano anche la necessità di conversazioni in corso tra i pazienti e i loro medici sui rischi e sui benefici dell’aspirina a basso dosaggio“.
La ricerca futura cercherà di determinare se per alcune donne sia possibile trarre beneficio dall’iniziare una terapia con basse dosi di aspirina, con la finalità di prevenire il cancro ovarico.
Comunicazione a cura di:
Centro Studi e Ricerche Biomediche SIMOH
Via Giovanni Miani, 8 – 00154 Roma
Tel. 06.5747841 – Fax 06.57288203