Scoperta senza precedenti sulla leucemia acuta mieloide : c‘è un rapporto con l’inquinamento ambientale.Questa è una scoperta sul piano mondiale che nasce a Pesaro e potrebbe portare a risultati importanti in campo diagnostico e terapeutico del cancro. Attenzione dunque all’inquinamento, soprattutto quello delle polveri ultrasottili pm 2,5.
Un team interdisciplinare di ricercatori provenienti dal dipartimento di Ematologia degli Ospedali Riuniti Marche Nord, dall’Università di Urbino e dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale delle Marche (ARPAM) di Pesaro ha recentemente pubblicato sulla rivista Leukemia Research i risultati di uno studio sul ruolo delle nanoparticelle nello sviluppo delle leucemie acute.
Con l’ausilio di una nuova tecnologia ideata dal laboratorio di Nanodiagnostics di Modena (un microscopio a scansione elettronica combinato con spettroscopia a dispersione energetica), i ricercatori hanno potuto esaminare gli effetti dell’inquinamento sul rischio di comparsa di tumori del sangue.
Le nanoparticelle sono microscopici frammenti di sostanze chimiche inorganiche presenti nell’aria che respiriamo o che possiamo ingerire attraverso alimenti contaminati. Tra le sostanze che compongono le nanoparticelle ricordiamo, ad esempio, il piombo, lo zinco, il rame, il fosforo, il ferro, l’alluminio, il nichel, il titano, il rame.
Si misurano in nanometri ovvero miliardesimi di metri e, proprio grazie alle loro dimensioni infinitesimali, riescono a penetrare nelle cellule, eludendo il sistema immunitario, e a raggiungere il nucleo, provocando mutazioni del DNA.
La presenza di nanoparticelle nell’organismo è stata spesso associata alla comparsa di tumori e la particella PM2.5 è stata classificata come cancerogeno di Classe 1 dalla International Agency for Research on Cancer (IARC), agenzia parte della World Health Organization.
È stato merito dei ricercatori marchigiani, guidati dal dottor Giuseppe Visani, quello di indagare la correlazione tra inquinamento atmosferico e Leucemia Mieloide Acuta (LMA), una patologia ematologica che registra circa 3.000 nuovi casi ogni anno in Italia.
Lo studio ha confrontato i campioni ematici di alcuni pazienti con LMA con i campioni ematici di soggetti sani e ha rilevato un eccesso significativo di nanoparticelle nel primo gruppo, praticamente assenti nel gruppo di controllo. Nello specifico, queste nanoparticelle contenevano metalli altamente reagenti, non biocompatibili e non biodegradabili.
Non solo: secondo i ricercatori, queste nanoparticelle risulterebbero ricoperte da una specie di anello proteico chiamato “protein-corona”, composto da proteine del sangue denaturate che reagiscono attivando il sistema immunitario.
Anche se non è possibile affermare che queste nanoparticelle siano responsabili della Leucemia Mieloide Acuta, è comunque stato dimostrato che sono presenti in percentuali elevate soprattutto nei pazienti con questa malattia, segno che queste persone sono state esposte a contaminazione ambientale.
L’ambiente esterno potrebbe, quindi, verosimilmente incidere sulla comparsa della malattia o sulla sua evoluzione.
«Il nostro obiettivo è togliere questi frammenti dal sangue e favorire la remissione delle patologie», ha affermato l’ingegnere Maria Antonietta Gatti di Nanodiagnostics.
La nuova sfida per la ricerca è quella di indagare la composizione di queste particelle e classificarle, nel tentativo di individuare nuove strategie di prevenzione e nuove opzioni terapeutiche.
Fonti:
- Visani G, Manti A, Valentini L, Canonico B, Loscocco F, Isidori A, Gabucci E, Gobbi P, Montanari S, Rocchi M, Papa S, Gatti AM, Environmental nanoparticles are significantly over-expressed in acute myeloid leukemia, Leuk. Res. 2016; 50: 50–56. doi: 10.1016/j.leukres.2016.09.004
- Visani G, Loscocco F, Isidori A, Nanomedicine Strategies for Hematological Malignancies: What Is Next?, MedScape, Nanomedicine. 2014; 9 (15): 2415-2428
Comunicazione a cura di:
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